Associazione Istruzione Unita Scuola





lunedì 13 luglio 2020

Il dubbio amletico su come affrontare la crisi


Sono passati esattamente 80 anni dal famoso discorso di Churchill ai Comuni con il quale confermava che il Regno Unito avrebbe continuato la guerra da sola anche dopo la resa della Francia. Cinque anni dopo nel giugno ’45, Churchill celebrava da trionfatore la fine della guerra. Un mese dopo fu sonoramente sconfitto alle elezioni dai laboristi.
Oggi fortunatamente non siamo in guerra ma l’economia e’ in una situazione post-bellica con il debito nazionale, il deficit e la disoccupazione schizzati alle stelle. A fronte di questa emergenza sanitaria ed economica, il nostro governo ha reagito con provvedimenti piu’ o meno simili a quelli di altri Paesi europei. Siamo ancora in mezzo alla pandemia ed all’inizio della piu’ grave crisi economica della storia, nessuno puo’ prevedere il futuro, ma una cosa e’ certa: come un corpo sano aiuta a battere un virus, cosi’ un Paese forte supera meglio una crisi economica.

Il governo Conte ha ignorato le debolezze strutturali dell’Italia e dopo avere fatto riferimento ai soliti luoghi comuni su green economy, istruzione e ricerca, ecosostenibilita’ ecc. ha presentato il piatto forte: il piano di investimenti per opere pubbliche. Questo programma si ispira al New Deal di Roosvelt per far ripartire l’economia americana negli anni ’30. Il problema e’ che Roosvelt investi’ l’equivalente del 40% del PIL nazionale, mentre nel nostro caso si tratta di opere gia’ programmate e parzialmente finanziate con la differenza a carico dell’Europa. L’altro intervento su cui punta il governo e’ quello di semplificare (eliminare), vista l’incorruttibilita’ ed efficienza dei nostri dirigenti pubblici, norme e regolamenti a tutela dell’interesse generale per velocizzare il rilascio di autorizzazioni e permessi da parte della PA. Con questa logica, per velocizzare i tempi della Giustizia, si potrebbero eliminare degli articoli del Codice Penale.

In un senso perverso la combinazione della pandemia e crisi economica costituisce un’occasione, window of opportunity, per cambiare in meglio il Paese, perche’ gli sconvolgimenti immediati sarebbero mimetizzati dalla crisi ed i costi sarebbero finanziati in gran parte dall’Europa.

Ma per attuare questo programma di rinnovamento ci vorrebbe un governo all’altezza della situazione, determinato ed incurante della impopolarita’. L’attuale governo e tutta la classe politica non sembra percepire la gravita’ del momento, il dibattito politico e’ incentrato su elezioni regionali a settembre o su quelle del nuovo Presidente della Repubblica. Tutte cose che non fanno alcuna differenza ad una persona.


Si puo’ avere un opinione negativa dei mercati finanziari, ma bisogna riconoscere loro una dote: sanno valutare la credibilita’ e l’affidabilita’ economica di un Paese. Gli interessi sui nostri titoli di stato sono 4 volte superiori a quelli di Spagna e Portogallo ed il 20% in piu’ rispetto alla Grecia. Ai tempi della crisi finanziaria del 2010, i titoli dei nostri vicini mediterranei erano valutati come i nostri, ma poi loro hanno avuto la troika che ha imposto una serie di riforme che adesso fanno la differenza. Siccome l’arrivo della troika (UE,BCE,FMI) in Italia sarebbe considerato un disonore, un’umiliazione, si potrebbe avere una troika casereccia, cioe’ un governo Draghi di tecnici a termine. Tutti i partiti, nell’interesse nazionale dovrebbero impegnarsi a sostenere il goveno, dandogli piena autonomia fissando dei paletti tipo una rete di sicurezza per disoccupati e famiglie indigenti e non toccare le tasse da lavoro. Potrebbe essere una situazione di win win per tutti: gli italiani avrebbero per una volta un governo competente, i partiti potrebbero presentarsi alle prossime elezioni vergini di colpe, l’economia avrebbe basi piu’ solide



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