Sono passati esattamente 80 anni dal famoso discorso di Churchill ai Comuni
con il quale confermava che il Regno Unito avrebbe continuato la guerra da sola
anche dopo la resa della Francia. Cinque anni dopo nel giugno ’45, Churchill
celebrava da trionfatore la fine della guerra. Un mese dopo fu sonoramente
sconfitto alle elezioni dai laboristi.
Oggi fortunatamente non siamo in guerra ma l’economia e’ in una situazione
post-bellica con il debito nazionale, il deficit e la disoccupazione schizzati
alle stelle. A fronte di questa emergenza sanitaria ed economica, il nostro
governo ha reagito con provvedimenti piu’ o meno simili a quelli di altri Paesi
europei. Siamo ancora in mezzo alla pandemia ed all’inizio della piu’ grave
crisi economica della storia, nessuno puo’ prevedere il futuro, ma una cosa e’
certa: come un corpo sano aiuta a battere un virus, cosi’ un Paese forte supera
meglio una crisi economica.
Il governo Conte ha ignorato le debolezze strutturali dell’Italia e dopo
avere fatto riferimento ai soliti luoghi comuni su green economy, istruzione e
ricerca, ecosostenibilita’ ecc. ha presentato il piatto forte: il piano di
investimenti per opere pubbliche. Questo programma si ispira al New Deal di
Roosvelt per far ripartire l’economia americana negli anni ’30. Il problema e’
che Roosvelt investi’ l’equivalente del 40% del PIL nazionale, mentre nel
nostro caso si tratta di opere gia’ programmate e parzialmente finanziate con
la differenza a carico dell’Europa. L’altro intervento su cui punta il governo
e’ quello di semplificare (eliminare), vista l’incorruttibilita’ ed efficienza
dei nostri dirigenti pubblici, norme e regolamenti a tutela dell’interesse
generale per velocizzare il rilascio di autorizzazioni e permessi da parte
della PA. Con questa logica, per velocizzare i tempi della Giustizia, si
potrebbero eliminare degli articoli del Codice Penale.
In un senso perverso la combinazione della pandemia e crisi economica
costituisce un’occasione, window of opportunity, per cambiare in meglio il
Paese, perche’ gli sconvolgimenti immediati sarebbero mimetizzati dalla crisi
ed i costi sarebbero finanziati in gran parte dall’Europa.
Ma per attuare questo programma di rinnovamento ci vorrebbe un governo
all’altezza della situazione, determinato ed incurante della impopolarita’.
L’attuale governo e tutta la classe politica non sembra percepire la gravita’
del momento, il dibattito politico e’ incentrato su elezioni regionali a
settembre o su quelle del nuovo Presidente della Repubblica. Tutte cose che non
fanno alcuna differenza ad una persona.
Si puo’ avere un opinione negativa dei mercati finanziari, ma bisogna
riconoscere loro una dote: sanno valutare la credibilita’ e l’affidabilita’
economica di un Paese. Gli interessi sui nostri titoli di stato sono 4 volte
superiori a quelli di Spagna e Portogallo ed il 20% in piu’ rispetto alla
Grecia. Ai tempi della crisi finanziaria del 2010, i titoli dei nostri vicini
mediterranei erano valutati come i nostri, ma poi loro hanno avuto la troika
che ha imposto una serie di riforme che adesso fanno la differenza. Siccome
l’arrivo della troika (UE,BCE,FMI) in Italia sarebbe considerato un disonore,
un’umiliazione, si potrebbe avere una troika casereccia, cioe’ un governo
Draghi di tecnici a termine. Tutti i partiti, nell’interesse nazionale
dovrebbero impegnarsi a sostenere il goveno, dandogli piena autonomia fissando
dei paletti tipo una rete di sicurezza per disoccupati e famiglie indigenti e
non toccare le tasse da lavoro. Potrebbe essere una situazione di win win per
tutti: gli italiani avrebbero per una volta un governo competente, i partiti
potrebbero presentarsi alle prossime elezioni vergini di colpe, l’economia
avrebbe basi piu’ solide
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