Quando si
tornerà in aula la scuola potrebbe non essere più la stessa. Bisognerà fare i
conti con quello che è accaduto in questo periodo così difficile
per il Paese
Più di 8 milioni di studenti
a casa per l’emergenza coronavirus, attività didattiche sospese nelle aule ma
che proseguono con la didattica a distanza. Cambiano i tempi, le modalità, i
riti a cui la scuola era abituata da secoli di esperienza. E se un po' tutti
sappiamo usare un tablet o un computer, l'uso didattico di questi strumenti è
ben altra cosa. Cambia anche il ruolo dei genitori, soprattutto di quelli con
figli piccoli. A casa con lo smart working o a lavoro, sono loro a seguire i
figli e a "prestare" i loro pc. Ma cosa si intende per didattica a
distanza? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Rossi, docente universitario di
didattica generale e presidente di Sirem, Società italiana di Ricerca
sull'educazione mediale: "Non è semplicemente trasportare le stesse
cose che faccio in presenza su altri mezzi ma è ripensare alle stesse finalità
con modelli didattici e tecnologie differenti". Assegnare tanti compiti
agli studenti non è fare didattica a distanza. La lezione, spiega Rossi,
va strutturata su quattro punti fondamentali: "in presenza c’è
un’accoglienza, poi c’è una parte in cui il docente spiega e poi ci sono
attività e un feedback, come ricreare questo a distanza? L’accoglienza ci deve
essere, un testo che parla degli obiettivi e delle modalità di lavoro. Poi devo
fornire contenuti, ad esempio pagine video. Terzo le attività, dobbiamo pensare
a quali attività svolgere online, lavori di gruppo, scrivere in modo condiviso,
disegnare, mandare foto di disegni fatti…Lo studente deve sentirsi attivo. Poi,
non deve mancare il feedback". La videoconferenza deve avere una durata
sostenibile e va inframmezzata da video e altri materiali: "La cosa bella
- ci dice Rossi - è che ho molte più domande online di quelle che avevo in
presenza. I ragazzi si sentono più liberi, però va frammentata la lezione,
perché la grammatica è diversa". Il Digital Divide La prima cosa da fare è
capire di quali dotazioni informatiche dispongono le famiglie, e anche,se
i genitori possono supportare i figli. "In questo momento
l'insegnante deve mantenere un rapporto forte con le famiglie, ci deve essere
una collaborazione. Il ruolo sociale della scuola dovrebbe essere quello
di creare una rete sociale ampia. Prima di avviare qualsiasi attività in
rete, occorre fare una analisi di come le famiglie accedono a internet, con
quali strumenti, solo dopo posso decidere quale è il canale e quali strumenti
utilizzo". Fondamentale anche il coordinamento tra gli insegnanti:"
Molti mi dicono mio figlio ha 5 insegnanti, ognuno fa lezione in modo diverso.
Penso sia importante che si accordino e che propongano una modalità simile,
come un contenitore che dà un senso di uniformità", al pari dell'aula.
Ma come evitare che questa esperienza si traduca in frustrazione per i
docenti? "Dobbiamo pensare sia al rischio che all’opportunità.
L’opportunità è pensare che anche in futuro noi dovremo utilizzare questi
strumenti. In questo momento dobbiamo evitare che la non competenza attuale
porti a dire che non funziona o che generi frustrazione. Come Sirem
abbiamo dato linee guida di carattere didattico; oggi abbiamo la
possibilità di sperimentare cose nuove che dovranno rimanere anche quando
l’emergenza sarà finita. Dobbiamo evitare che la grande energia dei docenti
diventi una frustrazione, mi impegno ma non ho frutti". "Oggi la
didattica a distanza ha prima di tutto una funzione sociale. Mi accorgo
che i miei studenti mandano messaggi anche la domenica, di continuo. E' anche
un modo per superare l’ansia che stiamo vivendo. Viviamo chiusi in casa e
viviamo anche delle angosce, e poterle condividere è il modo migliore per
esorcizzarle, poter comunicare in rete è importante anche per questo".
Fondamentale è anche fornire esempi di buone pratiche e far circolare le idee.
Con questa finalità Sirem ha organizzato degli incontri virtuali in cui i
docenti discutono tra di loro e si scambiano modelli educativi. "Abbiamo
scelto uno strumento che consente l’accesso in contemporanea a 500 persone, per
chiedere ai docenti quali modelli stanno mettendo in atto, confrontarci. Noi
cercheremo di raccogliere le buone esperienze, crediamo sia molto importante
per la scuola ma anche per l’università". Programmazione e coordinamento.
L'Istituto Comprensivo 4 Ovest di Sassuolo Marzia Calvano è alla guida
dell'Istituto Comprensivo 4 Ovest. Le attività didattiche sono sospese dal 25
febbraio, ma dirigente e docenti si sono rimboccati le maniche e hanno attivato
un modello di didattica a distanza che sta funzionando. Programmazione e
coordinamento le parole chiave. "Per noi non è stata una novità assoluta,
perché negli anni i miei docenti hanno frequentato corsi sull’uso delle
tecnologie digitali nella didattica. Detto ciò quest’emergenza ha creato paura
e smarrimento. Il 25 febbraio ho creato una mini task force che comprendeva gli
animatori digitali e i docenti più avvezzi con le tecnologie per trovare
insieme una soluzione, abbiamo fatto un’analisi delle risorse strumentali e
umane che avevamo a disposizione e anche quei docenti che non si lasciavano
subito coinvolgere abbiamo cercato di aiutarli sostenendoli. I docenti più
capaci hanno fatto dei tutorial per aiutarli. Abbiamo un docente che coordina
le attività, a inizio settimana viene fatto un calendario delle video lezioni,
per le varie materie e le diverse classi, in modo da evitare un sovraccarico di
lavoro, dispersione di risorse e e smarrimento". Se i più grandi
utilizzano piattaforme virtuali, per la primaria il rol non è solo un registro
di compiti ma uno strumento di comunicazione "a cui si affiancano
tutorial, spiegazioni e lettere sentite, scritte con il cuore dalle maestre
alle famiglie e ai bambini, soprattutto i più fragili. Abbiamo avviato anche
una ricognizione per vedere se tutti dispongono dei dispositivi per poter
disporre eventualmente device in comodato d’uso. Io ho la fortuna di genitori
che hanno mandato la foto dei compiti a chi non poteva accedere al registro
elettronico, si è creata solidarietà, ovvio che con i più piccoli non posso
usare strumenti come google classroom e google meet, e ci sono rituali
quotidiani e familiari che non vogliamo modificare ma vogliamo
rispettare. Se prima erano gli alunni a entrare a scuola, ora è la scuola
ad entrare, ma con rispetto e cercando una collaborazione. E' importante il
lavoro di squadra, altrimenti viene percepito all’esterno e si crea quello
smarrimento che non ti permette di mantenere il filo costante con famiglie e
bambini". La Calvano ci racconta anche dell'attenzione ai bambini più
fragili, come la merenda virtuale molto partecipata organizzata per uno di
loro. "In una lettera - conclude - ho scritto che quando torneremo a
scuola avremo tempo di riflettere. Da questa esperienza usciremo
arricchiti ci ha fatto scoprire che abbiamo competenze di cui non siamo
consapevoli ma che in una condizione di emergenza abbiamo la forza di metterle
in campo e penso che quando torneremo a scuola ci lavoreremo e rifletteremo
sopra". Sesto San Giovanni. L'esperienza dell'Istituto Professionale
Enrico Falck L'Istituto professionale Falck è una scuola storica, vicino
Milano. "Non è stato facile, le prime settimane sono state di rodaggio
- ci racconta una delle insegnanti, Daniela Montorio - alcuni docenti
adottavano già queste modalità, altri si stanno adeguando all’utilizzo di
alcune piattaforme. L’obiettivo è tenere un contatto costante con i ragazzi,
devono avvertire che la scuola c’è, è importante non lasciarli abbandonati a se
stessi". La giornata inizia alle 9 con due ore di lezione su skype con i
suoi sedici ragazzi: "Gli studenti chiedono subito come sta, quando
passerà... loro sono tutti in pigiama, io li rassicuro, a volte ci sono anche i
loro genitori, e inizia una lezione in cui c’è uno scambio, e devo dire che c’è
entusiasmo". Per la Montorio la difficoltà principale non è tanto
nell'utilizzo degli strumenti: "noi abbiamo una preparazione digitale, ma
io penso di non essere mai abbastanza vicina, sono giovani e forse solo adesso
stanno capendo la criticità di questa situazione. Fino a qualche settimana fa i
ragazzi continuavano a baciarsi, a abbracciarsi, adesso invece c’è stata la
presa di coscienza. Sono spaventati ma hanno voglia di vederci, di ritrovare la
quotidianità che ora è cambiata e non si sa quando torneremo a scuola. Tutte le
mattine uno studente mi dice che andrà tutto bene...". L'Istituto
Comprensivo Montello-Santomauro di Bari. La didattica a distanza come
opportunità "Ci voleva l’interruzione forzata per guardare alla scuola con
un occhio diverso, esaltandone la funzione pedagogica". Per Maria Grazia
Fiore, che insegna in una seconda elementare di Bari, l'esperienza della
didattica a distanza può essere un'opportunità per guardare alla scuola con
occhi diversi e riflettere sulla sua funzione educativa. "Mi auguro
che quando torneremo in aula adotteremo certe soluzioni a distanza. Si sta
appassionando anche ci era lontano da queste metodologie. Io lo vedo come uno
spartiacque, non torneremo come prima, il che non sappiamo cosa
significhi… Forse oltre alle prove di evacuazione faremo anche quelle di
videoconferenza. Io sono convinta che qualcosa lascerà, come le piene dei
fiumi". La maestra Fiore ci racconta come sta cambiando il rapporto
con i genitori: "So cosa significa stare in casa con figli che non vanno
a scuola. Stiamo cercando di non stressare troppo i genitori, di essere
comprensivi. Tutto questo ci servirà a rivalutare anche le relazioni con la
comunità educante". Quando organizza la lezione la maestra si preoccupa
anche dei genitori, e i rapporti si sono fatti ancora più stretti:
"propongo attività pratiche con cose che si trovano in casa in modo che i
genitori non debbano impazzire, cerco di renderli autonomi più possibile, i
genitori devono dare giusto un’occhiata". Il lavoro degli insegnanti da
casa non ha più orari. Si lavora a tutte le ore, anche di notte. La maestra
Fiore ha realizzato dei brevi video in cui racconta sottoforma di favola alcuni
argomenti: "la mia struttura è un piccolo video introduttivo in cui li
saluto, gli spiego cosa faremo. La prima lezione li ho stupiti perché ho
trovato un assistente che mi aiutava a spiegare l’orologio, un video in rete,
li ho incuriositi e poi li ho fatti scrivere su loro quaderno. Do loro sempre
dei feedback, hanno bisogno di sentirsi dire ho fatto bene anche se glielo hai
spiegato 4 volte. Sto provando a non fargli perdere la guida della
maestra". Le "sfide educative" del Fem di Modena Una
comprovata esperienza nella creazione di contenuti ed esperienze didattiche a
distanza è quella del Fem di Modena, centro di ricerca e produzione
sull’apprendimento e le metodologie innovative che lo riguardano. All’estero
ET, education technology. Ci spiega di più Donatella Solda, fondatrice del Fem
nel 2018. Il Piano scuola Digitale del Miur si deve anche al suo apporto.
"Fem mette insieme la conoscenza allo stato dell’arte delle neuroscienze,
della pedagogia e di tutte le discipline che si occupano dell’apprendimento, da
una parte, e, dall’altra le tecnologie che attualmente vengono utilizzate nelle
occasioni di apprendimento. Noi costruiamo dei contenuti, delle soluzioni che
mettono insieme queste due componenti per, ad esempio, innovare il modo in cui
si insegna la matematica o le Stem, oppure per attività che riguardano la
comprensione del testo attraverso tecnologie che generalmente non sono
utilizzate per questi scopi, come la linguistica computazionale, ma che possono
diventare un modo moderno di insegnare e apprendere" . Per
supportare la scuola, il Fem ha messo online una serie di sfide educative per
studenti dalla primaria alle superiori: "Sul presupposto che la
relazione tra chi accompagna all’apprendimento e chi ne fruisce non possa
essere sostituita integralmente dalle piattoforme e dalla tecnologia in sè, il
nostro palinsesto per questo periodo riguarda sfide educative organizzate
intorno ad occasioni di apprendimento autentico. Quello che facciamo sono dei
contenuti relativi a problemi reali, ad esempio la propagazione del virus, la
qualità dell’aria, a cui associamo obiettivi disciplinari, per cui gli studenti
delle superiori possono cimentarsi con esercizi di data science per
capire dall’analisi dei dati come comprendere l’evoluzione di un problema
reale. Oppure costruiamo delle esperienze che il docente può svolgere insieme
ai propri ragazzi che alimentano e aumentano le interazioni di comunità, che in
questo momento di isolamento o interazione a distanza vedono un individualismo
più spinto e che quindi richiedono uno sforzo maggiore per essere ancorati a
delle occasioni collettive". La tecnologia di per sé non
basta, "non crea di per sé la relazione educativa o l’apprendimento
che si cerca in queste occasioni. Bisogna tener conto di esigenze di
attenzione, di uso del tempo in maniera efficace. Come la pedagogia in presenza
ha le sue regole così l’apprendimento a distanza ha una sua lunga tradizione
ormai, è più di un ventennio che esiste l'e-learning, ma ci vuole uno
sforzo di riflessione sul contenuto e sull’obiettivo da realizzare" per
interessare ragazzi a casa ancora più distratti da videogiochi o serie televisive.
Il Fem in questa fase guarda anche ad altri destinatari dei suoi contenuti,
come professionisti che possono approfittare del tempo "a casa" per
migliorare le
proprie competenze digitali, o gli stessi cittadini che ancora hanno poca
dimestichezza con l'interazione online con la pubblica amministrazione.
di
Alessandra Solarino 24 marzo 2020
Nessun commento:
Posta un commento